Al maestro del coro. Su un’arpa a otto corde. Salmo di Davide. Salva, o Eterno, perché gli uomini pii son venuti meno, e i veraci sono scomparsi in mezzo ai figli degli uomini.

Ciascuno mente al suo prossimo e parla con labbro adulatore e con cuore doppio.

Distruggili, o Signore, confondi le loro lingue perché ho visto violenza e risse nella città.

Nel suo mezzo vi è cupidigia; oppressione e inganno sono di casa nelle sue vie.

Poiché portavo invidia ai vanagloriosi, vedendo la prosperità dei malvagi.

Essi non sono tribolati come gli altri mortali, né sono colpiti come gli altri uomini.

I loro occhi escono fuori per il grasso e le immaginazioni perverse del loro cuore traboccano.

Dirigono la loro bocca contro il cielo, e la loro lingua percorre la terra.

Me infelice che abito in Mescek, e dimoro fra le tende di Kedar!

Troppo a lungo ho dimorato con quelli che odiano la pace.

Mi sono quindi messo a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole, ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li consoli; dal lato dei loro oppressori c’era la forza, ma neppure essi hanno chi li consoli.

(4:8) Se nella provincia vedi l’oppressione del povero e la perversione violenta del diritto e della giustizia, non meravigliarti della cosa; poiché sopra un’alta autorità ne veglia una piú alta, e sopra di loro, delle autorità ancora piú alte.

Oh, avessi nel deserto un rifugio per viandanti! Abbandonerei il mio popolo e me ne andrei lontano da loro, perché sono tutti adulteri, un assembramento di traditori.

»Si guardi ciascuno dal suo vicino e non fidatevi di ogni fratello, perché ogni fratello non fa che ingannare ed ogni vicino va spargendo calunnie.

La tua dimora è in mezzo all’inganno e per inganno rifiutano di conoscermi«, dice l’Eterno.

E tu, figlio d’uomo, non aver paura di loro e non aver paura delle loro parole, anche se ti trovi attorniato da ortiche e da spine e abiti in mezzo a scorpioni; non aver paura delle loro parole e non spaventarti di fronte a loro, perché sono una casa ribelle

Guai a me! Poiché sono come quelli che raccolgono frutti estivi, come quelli che racimolano l’uva dell’annata: non c’è alcun grappolo da mangiare, la mia anima desidera un fico primaticcio.

Entrambe le loro mani sono protese a fare il male con bravura; il principe pretende, il giudice cerca ricompense, il grande manifesta la sua cupidigia; cosí pervertono insieme la giustizia.

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe.

(quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, tormentava ogni giorno la sua anima giusta a motivo delle loro opere malvagie),