Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò l’Eterno:

Allora la parola dell’Eterno fu rivolta a Isaia, dicendo:

libererò te e questa città dalle mani del re di Assiria e proteggerò questa città.

ecco, io farò retrocedere di dieci gradini l’ombra che per effetto del sole si è allungata sui gradini di Achaz«. E il sole retrocesse di dieci gradini sui gradini dai quali era disceso.

Io dicevo: »Al culmine dei miei giorni me ne andrò alle porte dello Sceol; sono privato del resto dei miei anni«.

La mia dimora terrena è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastori. Ho arrotolato la mia vita come un tessitore. Egli mi recide dalla trama; dal giorno alla notte porrai termine alla mia vita.

Stridevo come una gru o una rondine, gemevo come una colomba, i miei occhi erano stanchi di guardare in alto. O Eterno, sono oppresso; sii tu il mio garante.

O Signore, mediante queste cose si vive, e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; perciò guariscimi e rendimi la vita!

Poiché lo Sceol non può lodarti, la morte non può celebrarti, quelli che scendono nella fossa non possono piú sperare nella tua fedeltà.

L’Eterno mi salverà, e noi canteremo i miei cantici con gli strumenti a corda, tutti i giorni della nostra vita nella casa dell’Eterno«.

Ezechia aveva detto: »Qual è il segno per cui salirò alla casa dell’Eterno?«.